Il nuovo fumetto di Roberto Recchioni si intitola La fine della ragione ed è uno dei prodotti di punta della neonata Feltrinelli Comics curata da Tito Faraci. È ambientato in un’Italia di un futuro prossimo – la cui società è regredita dopo una ribellione e la successiva guerra civile – e rientra a tutti gli effetti nel genere letterario del pamphlet. È una presa di posizione forte, una reazione di pancia, sentita e impetuosa. È un fumetto riuscito, raccontato in maniera intensa e incisiva, che in certi punti avrebbe potuto osare di più dal punto di vista grafico e che è destinato a suscitare polemiche. È narrato da Asso, l’alter-ego cinico e disturbante dell’autore. “La via del fumettista è la morte” proclama nella prima vignetta, katana in mano e sigaretta in bocca. Affidando a lui la narrazione Recchioni mette fin da subito le cose in chiaro: questo fumetto non va per il sottile.
Le storie che Asso racconta sono due. Una è quella di una madre che, pur di salvare la figlia malata, è disposta a sfidare le regole di una società chiusa e rigida, dominata dall’opinione personale e dal rifiuto della conoscenza. L’altra è una serie di flashback che rivela le cause del collasso della società civile. Ed è qui che la furia del fumettista guerriero si scatena.
l suo bersaglio principale sono coloro che rifiutano le competenze degli esperti, credono nel grande complotto dei poteri forti, preferiscono le opinioni alla scienza, e rigettano libri e cultura perché considerati simboli di una classe privilegiata alla quale non appartengono. È la massa che, innescata dall’indignazione e incitata da politici che cercano di cavalcare lo scontento, scende in piazza per protestare contro il sistema. Il quale a sua volta reagisce con l’unico strumento che conosce. La repressione.
Rabbia popolare, bieco opportunismo politico e repressione violenta creano un mix deleterio che porta al tracollo della società. Guerra civile, carestia economica, pestilenza (nessuno si affida più alle medicine, strumento di Big Pharma) e morte. I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse scendono sul paese. Sulle ceneri della vecchia società ne nasce una nuova, fatta di comunità isolate dove una polmonite si affronta con fiori di Bach e oscillococcinum, dove gli esperti sono visti come “stregoni falsi e ingannatori”, e dove il singolo è sottomesso alla volontà popolare.
Nel raccontare questo declino, Asso/Recchioni mischia toni apocalittici, sarcasmo, le sue amate citazioni pop e richiami espliciti alla politica italiana. Le sue scelte grafiche, in questa parte del fumetto, sono variegate e molto interessanti (notevole la rappresentazione dei Quattro Cavalieri che strizza l’occhio al Berserk di Miura). Meno efficaci invece le parti esclusivamente testuali, che risultano più didascaliche e meno coinvolgenti. Tradurre anch’esse in immagini avrebbe forse consentito a Recchioni di sfruttare più a fondo il potenziale espressivo di uno dei due assi portanti, quello più arrabbiato e politico, del fumetto.
Dove l’equilibrio fra parole e immagini è a favore delle seconde è nella storia della madre. Ed è qui che Recchioni dà il meglio di sé. Lo stile si uniforma, le colorazioni acquerello danno vita a suggestivi paesaggi e a edifici spesso opprimenti, e la narrazione si fa più asciutta e incisiva. I personaggi sono archetipici, l’intera vicenda segue la struttura del cammino dell’eroe e la madre protagonista in certi momenti ricorda una delle badass women di Frank Miller, ma senza bisogno di armi e di una dirompente carica sessuale. Il suo corpo è sempre avvolto in un mantello nero e la sua forza sta nello sguardo, carico di determinazione. La sua figura e la sua impresa incarnano molto bene il concetto di intimismo epico che l’autore ha usato sui social per descrivere questo suo lavoro.
Quello tratteggiato da Recchioni è un mondo in bianco e nero, dove i buoni stanno da una parte e i cattivi dall’altra, e dove la ragione è l’unico antidoto contro le tenebre, rappresentate da un unico calderone in cui finiscono no-vax, terrapiattisti, razzisti, religiosi conservatori, omeopati, complottisti, fascisti, anti-kasta. Gli scienziati esiliati, per quanto grotteschi, sono “l’ultimo bastione illuminista in un mondo di tenebre”.