Letture del mese – Aprile 2018

Classico e innovativo al tempo stesso: The Sorcerer of the Wildeeps, di Kai Ashante Wilson, prende lo sword & sorcery, lo trasferisce in un’ambientazione di stampo africano, lo arricchisce di suggestioni scientifiche e di uno slang hip-hop tutt’altro che anacronistico, e lo incentra sulla relazione omosessuale fra lo stregone protagonista e il capitano della compagnia di mercenari che deve scortare una carovana di mercanti attraverso le pericolose Wildeeps. Belle idee e bella scrittura, che volete di più?

The drowning eyes, di Emily Foster, è un (low) fantasy piratesco ricco di personaggi femminili, che scorre via senza lasciare troppo il segno. Non è male, ha un ritmo spigliato e, nonostante non raggiunga le 140 pagine, riesce a far emergere un’ambientazione tropicale e multietnica ben fatta. Però non è incisivo e l’evoluzione dei personaggi – e dei rapporti fra di loro – è prima troppo veloce e poi lasciata in sospeso.

Cosa accadrebbe se le donne sviluppassero la capacità di produrre scariche elettriche? Già l’idea su cui è costruito Ragazze elettriche è eccellente: semplice, elegante e aperta a molti possibili sviluppi narrativi. Se poi, come fa Naomi Alderman, ci si mette anche una buona scrittura, che scava nelle motivazioni dei quattro protagonisti e mostra, attraverso le loro diverse prospettive, l’evoluzione della società e del potere, allora il risultato non può che essere ottimo.

Il problema di Cuore oscuro si chiama Agnieszka. Che, purtroppo, è la protagonista. Agnieszka è una giovane contadinella che vive in un mondo rurale quasi idilliaco, dove si lavora, sì, ma in fondo è tanto bella la vita semplice di campagna, con le feste di paese e tutti che si aiutano. Agnieszka però ha la magia dentro e viene quindi strappata da questo meraviglioso mondo pastorale per combattere le creature del Bosco, insieme a stregoni, diplomatici e principi. E lei, Agnieszka, affronta ogni situazione con lo stesso istinto con cui andava a cercar funghi, perché tanto c’ha la magia dentro. Tanta magia. E non sbaglia quasi mai, alla faccia dei maghi ultracentenari che studiano da una vita, alla faccia delle complessità e della sua cristallina ignoranza. Intuisce sempre quale sia la cosa giusta da fare ma gli altri non le danno ascolto perché le piace vestirsi da contadina e in fondo son tutti rosiconi che lei è più brava di loro. È un personaggio immobile, che non si evolve, semplicemente impara a usare il suo istinto su scala più grande. Ed è insopportabile.

I disegni di La Guardia dei topi – Autunno 1152 sono affascinanti, dettagliati, evocativi. Grazie a essi, ci si immerge subito nella piccola società dei topi, nelle loro città nascoste nell’edera o dentro agli alberi, nelle terre popolate da mostri come serpenti e granchi. David Petersen racconta una storia semplice e curata, introducendo i diversi personaggi e dando loro il giusto spazio.

Il sangue degli elfi è il primo romanzo della saga di The Witcher, dopo due raccolte di racconti. Protagonista, più che lo strigo Geralt di Rivia, è Ciri, una ragazzina dai capelli bianchi destinata a grandi cose (Daenerys, scansate). A Sapkowski piace usare i dialoghi per descrivere scene e raccontare dettagli di ambientazione; a volte si fa prendere la mano e non la finisce più – la lunga discussione iniziale su politica e razzismo nel continente è uno spiegone mascherato da discorso diretto che al primo tentativo mi aveva fatto passare la voglia – ma nel complesso la cosa funziona. Poi va be’, è un fantasy medieval-like che sfida il concetto di anacronismo parlando di mutazioni genetiche e nicchie ecologiche con una naturalezza che chapeau.

Sono circa a metà di Come non scrivere di Claudio Giunta, quindi è presto per un giudizio. A volte gli scappa qualche uscita un po’ snob e qualche scivolone quando parla di narrativa – il libro è incentrato sulla scrittura argomentativa – ma i suoi consigli sulla pulizia dello scrivere, e quindi anche del pensare, sono ottimi promemoria di cosa sarebbe meglio evitare.

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