Inventori, negromanti e pirati. L’Italia vista da Bruce Sterling

Da Oggiscienza, 13 aprile 2016

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È uno dei grandi nomi della fantascienza, nonché uno dei fondatori del cyberpunk. Bruce Sterling non è solo uno scrittore ma anche un futurologo, autore di romanzi, racconti e saggi, inventore di neologismi e promotore di progetti a cavallo fra arte, tecnologia e politica. Una personalità eclettica, i cui interessi l’hanno portato a viaggiare molto: oltre che negli States ha vissuto a Belgrado e, nel 2007, si è trasferito a Torino con la moglie Jasmina, autrice, attivista e regista.

coverE proprio nella città sabauda ha preso forma il suo alter-ego, Bruno Argento, il Bruce di un’altra dimensione, che fin da subito ha iniziato a scrivere racconti che parlano di Torino e dell’Italia, di storia e tecnologia, di viaggi e cambiamenti. Racconti che l’anno scorso sono confluiti in un libro della collana Urania, Utopia pirata, nel quale l’autore si dimostra più interessato a esplorare percorsi storici alternativi che le atmosfere fantascientifiche che lo hanno reso celebre. Un percorso che Sterling aveva già intrapreso con La macchina della realtà, romanzo steampunk del 1990 scritto insieme a William Gibson. In questi racconti però Argento si discosta dalla carica punk di quel romanzo e – probabilmente ispirato dalla tradizione occulta ed esoterica di cui è impregnata Torino – mischia l’approccio ucronico con svariati elementi fantastici, talvolta appena accennati, talvolta preponderanti.

Come accade, per esempio, nel racconto di apertura della raccolta, non a caso intitolato Città esoterica, il cui protagonista è un dirigente FIAT ma anche un mago, che ha stretto un patto con una mummia e viaggia all’inferno, trovandosi al cospetto dei fondatori della sua azienda, diventati “dannati maggiori, giganti di bronzo situati al centro di una rotonda piena di traffico”, che “dominavano l’inferno come palazzi di uffici”. Il tono di Argento è satirico, tira di mezzo industriali e paladini ambientalisti, negromanti e diavoli tentatori, ironizzando e sfruttando l’elemento fantastico come metafora e spunto di riflessione sulla tecnologia, riuscendo a non scadere in facili banalizzazioni.

Nel secondo racconto, Il Cigno nero, si parla di mondi paralleli. In uno di essi l’Italia è protagonista della rivoluzione informatica grazie alla creazione del memristore, una componente elettronica che nel 2009 – quando il racconto è stato scritto – non era ancora stata realizzata, benché teorizzata da quasi quarant’anni, e che finisce al centro di una surreale storia di spionaggio interdimensionale, tutta ambientata in un bar torinese, dove si incrociano i destini di ladri, blogger, celebrità ed ex presidenti francesi.

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