Cosa ho imparato da un corso sui supereroi

Da Wired, 26 giugno 2015

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Sull’onda del successo di saghe cinematografiche come quelle di Batman o degli Avengers, e di serie televisive come la recente e acclamata Daredevil, viene da chiedersi se non sia da tempo iniziata una nuova era nella storia dei supereroi made in USA. Una domanda, questa, che viene posta alla fine di un corso online che lo Smithsonian Natural Museum of American History ha organizzato in collaborazione con la piattaforma edX.

L’intento del corso, fruibile gratuitamente e svoltosi dal 6 maggio al 3 giugno, con una lezione a settimana, è evidente fin dal titolo: The rise of superheroes and their impact on pop culture analizza infatti la storia dei supereroi americani dalle origini ai giorni nostri, seguendo in parallelo i cambiamenti storici e sociali che hanno influito sulla natura e le dinamiche dei suoi protagonisti.

A guidare gli studenti lungo questo percorso è Michael Uslan, produttore di tutti i film di Batman e creatore del primo corso accreditato di folklore dei fumetti alla Indiana University. Assieme a lui, un uomo che tutti gli appassionati di fumetti americani conoscono bene: Stan Lee, co-creatore di personaggi come l’Uomo Ragno, i Fantastici Quattro, Iron Man, Hulk, Thor, gli X-Men e tanti altri.

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Nel corso delle cinque settimane si sono alternate video interviste, testi di approfondimento sia dei personaggi trattati sia del contesto sociale in cui erano immersi, gallerie di copertine, questionari e dibattiti aperti, tanto sulla piattaforma edX quanto su gruppi ad hoc su Facebook, dove si è discusso di temi diversi, dalla scienza dei supereroi agli spunti artistici per crearne di nuovi.

Ma l’aspetto più interessante del corso è senza dubbio la prospettiva storica che offre, a partire dal contesto socio-culturale che ha visto la nascita dei primi supereroi, alla fine degli anni Trenta.

Cosa accadeva negli States in quel periodo? Fra Proibizionismo, ascesa della criminalità organizzata e Grande Depressione del ’29, l’America attraversava un periodo di caos, tensioni sociali, crisi economiche e corruzione. Erano gli anni di Al Capone, Bonnie e Clyde, John Dillinger, gangster celebri e temuti, le cui gesta seminavano insicurezza nella popolazione. Le riviste pulp e le strisce di fumetti sui quotidiani capitalizzarono questo sentimento proponendo una serie di eroi come Dick Tracy, Doc Savage o The Shadow, in grado di tenere testa a questa folta schiera di criminali.

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Fu in questo clima che Jerry Siegel e Joe Shuster svilupparono l’idea di un nuovo tipo di eroe, forte e veloce a livelli sovrumani, invulnerabile, in grado di compiere prodigiosi balzi (il volo sarebbe arrivato in seguito) e proveniente da un altro pianeta. Nel giugno del 1938, Superman fece la sua prima apparizione sul numero 1 di Action Comics. Il personaggio di Siegel e Shuster venne respinto da diversi editori ma alla fine i due riuscirono a venderlo alla DC Comics.

Per 130 dollari.

Nel 2010, una copia del numero 1 di Action Comics è stata venduta per un milione di dollari.

Superman ebbe grande successo e meno di un anno dopo, nel maggio del 1939, gli fu affiancato un altro eroe, anche lui destinato a diventare un’icona di enorme impatto nella cultura pop americana (e non solo): Batman. Pur condividendo gli stessi obiettivi, l’Uomo d’Acciaio e il Cavaliere Oscuro sono sempre stati l’uno l’opposto dell’altro per origini, educazione, abilità e, soprattutto, per l’approccio nella lotta contro malvagi e criminali: speranza e giustizia da una parte, paura e vendetta dall’altra. Luce e ombra. Non c’è da stupirsi se queste due figure rappresentarono i pilastri di quella che venne definita la Golden Age dei fumetti, insieme ad altri grandi nomi come Capitan Marvel (1940), Wonder Woman (1941) e Capitan America (1941).

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Il bello di questa prospettiva storica è il vedere non solo l’evoluzione dei diversi personaggi ma anche il modo in cui si influenzano a vicenda. Prendiamo, per esempio, i nemici di Batman, da Joker a Due Facce, passando per il Pinguino e l’Enigmista. Difficile non vedere, nelle loro grottesche figure, un eco dei non meno stravaganti e spietati criminali con cui si batteva Dick Tracy, come Zuccapiatta o Facciadiprugna. Così come è interessante vedere il ruolo dei supereroi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, da Capitan America che si presenta prendendo a pugni in faccia Hitler alle tante copertine in cui Batman e Superman si congratulano con i militari americani e invitano i civili a sostenere lo sforzo bellico comprando i war bond.

Per non parlare del grande dilemma che la DC dovette affrontare a proposito del coinvolgimento diretto di Superman nel conflitto. Se fosse intervenuto, l’Uomo d’Acciaio avrebbe rapidamente posto fine alla guerra ma la DC non voleva sminuire il ruolo dei veri eroi, cioè i militari che stavano combattendo sul fronte. Al tempo stesso, però, doveva spiegare ai suoi lettori come mai Superman non fosse andato al fronte.

La soluzione? Farlo riformare alla visita di leva.

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